Vi racconto perché ho scelto di lavorare su me stessa per essere il genitore che desideravo
Sia nella vita privata, con le mie figlie e mio marito, che sul lavoro al nido e come consulente con le famiglie, ho scelto un approccio educativo basato sull’ascolto e l’empatia. Il mio percorso è iniziato diversi anni fa ed è ancora in corso. Mi sono guardata dentro e ho capito chi volevo essere e sto lavorando per lasciarmi alle spalle vecchi schemi e stereotipi e a piccoli passi sono arrivata ad ascoltare chi mi circonda.

Il mio punto di partenza
Credo molto nel valore di queste parole e quando sono diventata mamma mi sono chiesta cosa avrei voluto modificare della mia infanzia. La risposta è stata lo stile educativo.
Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo
Gandhi
Nella mia famiglia ha sempre dominato l’educazione autoritaria, fatta di urla, schiaffi, dove il pensiero del bambino non aveva valore, in cui la frustrazione dovuta al lavoro, alla fatica di gestire una famiglia, la mancanza di strumenti avevano il sopravvento sulla relazione. Questo ha provocato ferite dentro di me, ma anche nei miei genitori.
In che modo potevo operare un cambiamento? Ho ascoltato quello che sentivo dentro. Cosa mi era più affine in educazione? Suggerisco sempre alle famiglie di farsi questa domanda per capire a quale stile educativo si sentono più vicini. Non scegliere seguendo un manuale, scegli usando cuore e pancia. I manuali, se necessari, verranno dopo!
Alto contatto e comunicazione positiva
Per me non potevano mancare il contatto, gli abbracci, le carezze, l’ascolto, una comunicazione positiva, il rispetto anche di un neonato. Perché come scrive Elinor Goldschmidt, i bambini sono persone e come tali vanno trattate. E noi adulti molto spesso lo dimentichiamo. Cerchiamo più spesso di portare i bambini a fare quello che noi desideriamo, ed è qui che la relazione va in crisi, ma questa è un’altra storia.
I bambini sono persone e come tali vanno trattate
Elinor Goldschmidt
Così con le mie figlie ho sperimentato l’alto contatto e la comunicazione positiva.
Questa scelta e il temperamento forte di mia figlia Sveva, mi hanno richiesto un altro cambiamento: lavorare sulle ferite che mi portavo dentro. I bambini sono in grado di smuovere emozioni, dolori e gioie che non sapevi neanche di avere dentro. Puoi scegliere di ascoltarle, lavorando su te stesso oppure di metterle in un angolo.
Io ho scelto di lavorarci e per questo sono grata a mia figlia, perché attraverso le sue sfide sono cresciuta ed ho imparato ad avere cura e comprensione per la mia bambina interiore.
Attraverso un percorso di crescita personale, che ancora pratico, ho scoperto il valore e la cura che l’ascolto autentico hanno su di me. Ho sperimentato la bellezza di essere accolta e non giudicata in una relazione. Di quanto sia in grado di gestire le difficoltà usando le mie risorse, che come genitore costruisco strada facendo. Sto ancora imparando ad accogliere tutte le emozioni, soprattutto quelle spiacevoli. Questo percorso ha allenato la mia consapevolezza. Per me essere in genitore consapevole e alla base della relazione.
Queste esperienze mi hanno fatto capire cosa cerco e cosa voglio offrire in una relazione, che sia con le mie figlie e con mio marito, che sia sul lavoro con le colleghe e con le famiglie. Sono questi i valori che porto negli incontri di sostegno alla genitorialità, ma anche nelle supervisioni con le educatrici del nido in cui lavoro.